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Dal Governo alla Piazza: vincitori e vinti

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Category: Editoriali
21.Oct
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IL COMMENTO. Vincere o perdere, è sempre questione di punti di vista. Ce ne siamo accorti questa settimana mentre prendevamo atto che il Governo tiene e mentre guardavamo i video e le innumerevoli foto della manifestazione degli "indignados" a Roma. Il Governo ha i numeri per poter guidare l'Italia al riparo della crisi, anche se continua a dimostrare altre priorità: intercettazioni e prescrizione breve. L'opposizione si è dimostrata poco credibile e ancora una volta non è riuscita a dare quella spallata che molti aspettano da tempo. Tutti contro i cinque "malcapitati" Radicali, accusati ingiustamente di aver retto la maggioranza al voto. Colpevoli solo, se di colpa si tratta, di aver disobbedito all'ordine supremo della presidenza PD di disertare la prima chiamata. In realtà i giochi erano già belli e fatti quando, prima di loro, il super indeciso Milo del PdL compariva magicamente in aula e si affrettava a votare, facendo capire, a chi doveva ancora capire, che la partita fosse chiusa. E se non fosse stato raggiunto il quorum, cosa sarebbe successo? Assolutamente niente, la matematica non è un opinione, i 316 voti ci sarebbero stati anche il giorno successivo. Sta di fatto che gli unici che hanno perso, gli unici che sono usciti con "le ossa rotte" dall'aula sono stati loro, i cinque Radicali. Scenario diverso, stessa morale della favola.

500.000 persone che manifestavano pacificamente contro "l'Europa delle banche" non riescono a finire il corteo a causa di circa 300 incappucciati che, quasi indisturbati, "mettono a ferro e fuoco" mezza città. I TG, i giornali, le radio, i blog e persino i social-network iniziano il bombardamento di immagini e filmati sull'accaduto. Tutti i problemi del paese, tutti, compreso la crisi, l'ombra della recessione, gli spread con i Bond tedeschi alle stelle, l'urgenza e la necessità di un piano sacrosanto per lo sviluppo, volano in secondo piano per lasciar posto a misure e norme per la sicurezza. La polizia sciopera, a sua volta, per i tagli alla sicurezza. La Fiom si vede negare l'autorizzazione all'occupazione delle piazze chieste e quasi revocare il diritto, costituzionalmente garantito, allo sciopero. Di Pietro, blatera di tornare alla "legge Reale", il Ministro dell'Interno Maroni a suo tempo condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni di reclusione per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, si dice favorevole. Lo stesso Maroni dichiarerà "sarà un autunno caldo, allerterò il prefetto per la manifestazione NO Tav di domenica". La Francia si dice pronta a chiudere le frontiere con l'Italia per evitare scontri al G20. Marchionne intanto, ci regala l'aforisma della settimana: "Protestare non serve a nulla".

Tirando le somme, circa 300 persone hanno: causato danni per qualche milione di euro, mandato quasi a farsi benedire il diritto allo sciopero, creato qualche problemino a livello internazionale ma sopratutto, fornito un alibi emergenziale (l'ennesimo) al Governo. Chi ha vinto e chi ha perso veramente questa settimana?
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