
Sul fisco, si procederà verso questa direzione: "spostare il carico fiscale dal lavoro ai consumi ed alle proprietà, accentuando il peso relativo verso la tassazione del patrimonio immobiliare, con un aggiornamento della rendite catastali". Si dovrebbe poi rafforzare la lotta all'evasione, riducendo drasticamente la soglia per i pagamenti elettronici, aumentando l'affidamento sugli indicatori indiretti sul reddito non dichiarato. Vanno poi rafforzati i meccanismi di monitoraggio della spesa, assicurando un forte coordinamento tra i diversi livelli di governo, in linea con i progressi sul federalismo fiscale. Infine, per quanto riguarda il mercato del lavoro, secondo la Commissione europea bisogna affrontare "le rigidità esistenti della protezione dell'occupazione armonizzando le regole di licenziamento correlate alla dimensione dell'azienda, sostituendo il reinserimento obbligatorio nelle imprese con più di 15 dipendenti con il pagamento di un'indennità di liquidazione moderata". Nulla di nuovo, insomma, rispetto alla lettera della Bce dell'agosto scorso, ma con più dettagli.
Ma ai sindacati l'annunciata riforma delle pensioni non piace, ieri Cgil, Cisl e Uil hanno protestato. Ieri in mattinata erano arrivati i «no » dei sindacati ai due principali provvedimenti previsti, filtrati attraverso la stampa (e finora mai smentiti, ma neanche confermati): il mancato adeguamento delle pensioni (tranne quelle minime) all'inflazione e l'aumento degli anni di contributi necessari per l'uscita di anzianità dagli attuali 40 a 41, 42 o addirittura a 43 anni. Sempre ricordando che oggi è attiva una «finestra » che già di fatto innalza gli anni a 41 base, aggravando il conteggio. In serata, dall'altro lato, a sostegno dei provvedimenti di Monti è arrivato invece l'ok della Confindustria, con Emma Marcegaglia e il numero due, Alberto Bombassei, che hanno polemizzato in special modo con la Cgil, invitando a non porre veti.
Sia il blocco degli adeguamenti degli assegni che l'aumento oltre i 40 anni sono per la Cgil "inaccettabili". E Susanna Camusso aggiunge che "40 è un numero magico e intoccabile". "Credo sarebbe giunta l'ora - ha poi aggiunto - che il governo chiami le parti e ponga il tema di quali scelte intende fare e di come intende discuterne". "No ai blitz, chiediamo una discussione trasparente e immediata", dice il segretario Cisl Raffaele Bonanni. La Cisl chiede "interventi equi, per non generare ulteriori effetti depressivi". Luigi Angeletti (Uil) si dice contrario all'aumento degli anni di anzianità "perché si lavora oltre i 40 anni di contributi ma è gratis". Sui 40 anni definiti da Camusso "numero intoccabile" interviene con una battuta pesante Alberto Bombassei, vice di Emma Marcegaglia e candidato forte a succederle alla guida degli industriali: "Se riferito ai suoi anni (cioè di Camusso, ndr) forse è un qualche rimpianto dei 40 anni". Rincara Marcegaglia, pur non buttandosi sul personale: "Ormai di intoccabile non c'è più niente. Certo credo che vadano toccate le pensioni: 40 anni non è un numero invalicabile - spiega - Tutti devono fare sacrifici, noi siamo disponibili a fare tutto quello che è necessario, però non è il momento di porre veti, qui bisogna salvare il Paese".
Si tiene sul cauto (sapendo che il tema è hot) Pierluigi Bersani (Pd): "Sulle pensioni ci sono cose sulle quali potremmo essere d'accordo, altre no. Accetteremo misure non nostre al 100%, ma all'insegna dell'equità". Più esplicita l'ala critica del Pd, con Cesare Damiano: "Un prolungamento oltre i 40 anni è improponibile". Oggi un vertice del Pd tenterà la quadra tra le varie posizioni. L'Idv e gli altri partiti di sinistra si dicono contrari a misure contro le fasce più deboli. Qualche giorno fa, Berlusconi faceva sapere "No patrimoniale e riforma elettorale e il governo tecnico andrà avanti". In questo teatrino sociale la certezza, ahimè, finora è una sola: pagherà chi ha sempre pagato e non viceversa.