Città del Vaticano. Ha inizio oggi il Sinodo sulla Famiglia fortemente voluto dal Pontefice Francesco I. Un "cammino condiviso" - questa è l'etimologia greca del termine sinodo - che coinvolge membri del clero di tutto il mondo che si confrontano su questioni cruciali per la Chiesa Cattolica, indicando la rotta da seguire. Un momento delicato in cui - secondo i più scettici - si scontrano le lobby di potere e si gioca "sottobanco": nello specifico si vocifera che lo scontro vedrà protagoniste le posizioni progressiste del Cardinale Walter Kasper e quelle più conservatrici del Cardinale Camillo Ruini. Sotto osservazione il futuro di una delle istituzioni più antiche e discusse della storia: la Famiglia. Nella relazione introduttiva dei lavori - che dureranno fino al 24 Ottobre - il Cardinale Peter Erdo ha sintetizzato in un documento di 13 pagine quello che è il senso della missione che i colleghi cardinali sono tenuti a sposare: elaborare nuove strategie di accoglienza ed apertura alle famiglie che vivono un momento di crisi, senza snaturare totalmente i valori fondanti del Cattolicesimo. 4 sono le tipologie di situazioni familiari che verranno prese in esame: quella dei conviventi (coppie di fatto ed omosessuali), dei separati, dei divorziati e dei divorziati risposati. Quest' ultima categoria è quella per la quale viene raccomandata maggiore "prudenza": attualmente infatti i divorziati risposati non possono accedere al Sacramento della Comunione. La linea preannunciata da Erdo dovrebbe portare all'ennesima conferma dell'indissolubilità del Matrimonio ma anche all'aprire uno spiraglio a chi è consapevole dei propri errori. Tra gli argomenti che verranno trattati anche la contraccezione e la procreazione. Ad abbattersi come un fulmine a ciel sereno su questo consesso che si preannuncia complesso, l'annuncio ad effetto di Monsignor Crzysztof Charamsa, officiale del Sant'Uffizio e guardiano della dottrina, che getta luce su un aspetto che probabilmente il Sinodo avrebbe trattato con altra urgenza: quello delle coppie omosessuali. Charamsa, prontamente rimosso dai suoi incarichi per aver violato il voto di castità imposto ai membri del clero, ha pubblicamente dichiarato due giorni prima dell'inizio del Sinodo la sua omosessualità, presentando al mondo intero il suo compagno Eduard. «Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità - ha dichiarato il 43enne Prelato polacco - Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l'astinenza totale dalla vita d'amore, è disumana ». L'intento era proprio quello di lanciare un messaggio preciso: "Sì, vorrei dire al Sinodo che l'amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità. Ogni persona ha diritto all'amore e quell'amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa. Il Cristianesimo è la religione dell'amore: è ciò che caratterizza il Gesù che noi portiamo al mondo. Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri, perché è un fatto pubblico, non privato, e non è una ricerca esasperata del piacere ». A schierarsi contro questa "bomba ad orologeria" numerosi esponenti del clero, a partire da Ruini il quale sostiene di provare "più pena che sorpresa" rispetto alla vicenda e condannando l'incapacità a mantenere il peso del celibato, passando per Don Maurizio Patriciello, il prete della "Terra dei Fuochi", che rispetta le scelte private del Monsignore ma non l'aver tradito il vincolo della castità, e per Yayo Grassi, ex allievo ed amico di Bergoglio, che qualche settimana fa lo ha incontrato negli States insieme al suo compagno. Grassi, omosessuale dichiarato, sostiene che il coming out di Charamsa, alla vigilia del Sinodo, non ha fatto altro che oscurare quanto di importante il Pontificato di Francesco sta portando alla luce ovvero l'attenzione alla famiglia, all'ambiente e alla povertà. In effetti, un gesto del genere, può ritorcersi contro la causa gay, spingendo anche i più moderati ad un voto di reazione, in un ipotetica ridefinizione delle coppie "ammesse" a frequentare la Chiesa cattolica alla luce del sole. Tuttavia, il comportamento di Bergoglio si è dimostrato molto cauto e sul filo del politically correct finora: accogliente ma al tempo stesso prudente. Che sia una strategia lenta ma graduale verso un'apertura alle coppie omosessuali? Charamsa si è dimostrato speranzoso: il suo - ha dichiarato - è il tentativo di scuotere dal torpore una Chiesa che si ostina a far finta di non vedere l'omosessualità, condannando all'infelicità molti dei suoi proseliti. Intanto Bergoglio, fa sapere ai 270 padri sinodali e ai 18 uditori esperti che: "Non ci saranno mediazioni perché il Sinodo non è un Parlamento". L'Arcivescovo di Parigi Vingt-Trois, tuttavia, afferma che: "Se vi aspettate stravolgimenti nella dottrina resterete delusi", smentito poco dopo dall'Arcivescovo Bruno Forte il quale sottolinea che: "Comunque non ci stiamo riunendo per non dire nulla: le sfide ci sono e noi vogliamo affrontarle con responsabilità intervenendo sulla pastorale". La battaglia è appena iniziata: nei giorni a venire si decideranno le sorti non solo dell'Istituzione della Famiglia, ma anche quelle della Chiesa Cattolica stessa, divenuta ormai un gigante stanco e non al passo dei tempi. Una responsabilità che pesa molto sulle spalle di Bergoglio, che con le sue spiccate doti comunicative è riuscito a frantumare molti muri di indifferenza ma che ancora fatica a farsi strada tra i "suoi": basti pensare all'insuccesso del Sinodo straordinario sulla Famiglia tenutosi meno di un anno fa, quando il documento finale non raccolse il quorum dei 2/3 necessario per l'approvazione.
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